Nasce 'Athletica Vaticana', ci sono anche due immigrati della cooperativa Auxilium
Prima associazione sportiva dello Stato Pontificio, nata da un gruppo di dipendenti che facevano jogging
Nasce “Atletica Vaticana”, la prima associazione sportiva costituita nello Stato Pontificio. Partita da un gruppo di dipendenti vaticani che si ritrovavano a fare jogging, la squadra, composta ora da una sessantina di atleti, esordirà il prossimo 20 gennaio a Roma in una corsa intitolata ad un podista desaparecido argentino. Segno del carattere transnazionale di questa realtà, sono soci ad honorem due immigrati africani.
«Nasciamo da un movimento spontaneo di aggregazione, corriamo insieme e poi ci incontriamo nei nostri posti di lavoro, già qualche anno fa pensammo c’erano i numeri giusti per formare una squadra e oggi questa idea è diventata realtà: per noi è un momento storico», ha raccontato Michela Ciprietti, dipendente della Farmacia vaticana, appassionata di corsa, che ha presentato la squadra in conferenza stampa.
Fanno parte di “Athletica vaticana” una sessantina di dipendenti dei più svariati uffici: Gendarmeria, Guardie svizzere, Tipografia, Annona, servizi tecnici, Musei vaticani, Patrons of the arts, Biblioteca, archivi. «Siamo uomini e donne, laici religiosi, qualcuno ha raggiunto qualche podio», ha spiegato Ciprietti, «ci accomuna l’idea che lo sport possa essere anche testimonianza: sono personalmente convinta che lo sport possa annullare le differenze ed avere in questo senso anche un valore di contrasto alle discriminazioni e al razzismo».
Della squadra sono soci ad honorem anche due immigrati del Cara di Castelnuovo di Porto gestito dalla cooperativa Auxilium, Buba Jallow, 21enne del Gambia, e Amsou Cisse, 19enne del Senegal. Entrambi sono sopravvissuti alla Libia: «Abbiamo vissuto cose che secondo me non sono cose che deve vivere una persona umana», racconta Cisse in ottimo italiano: «Da quando sono venuto in Italia sto studiando la lingua, quest’anno studio alle superiori, parlo italiano anche con i miei compagni di calcio che mi aiutano a parlare l’italiano». Il ragazzo senegalese ha sempre fatto sport: «Da quando stavo al Paese ho fatto corsa a scuola, ho sempre giocato a calcio» racconta, e aggiunge: «Siamo musulmani, nello sport non ci sono differenze, anche per questo sono molto contento di questa iniziativa».
Come spiega Roberto Rotondo di Auxilium, «puntiamo molto su sport e studio, perché sono mezzi fondamentali di integrazione». I due ragazzi «oggi sono soci onorari, ma in un certo senso sono membri a pieno diritto», ha chiosato in conferenza stampa il cardinale Gianfranco Ravasi; tra i dipendenti italiani «ci sono italiani ma ci sono anche molti stranieri, alcuni provengono da Stati remoti, per questo penso che sia nello spirito dell’istituzione di avere queste presenze e sottolineare questo orizzonte multicolore».
Il porporato, che in quanto presidente del Pontificio consiglio della Cultura è il responsabile ultimo di questa iniziativa, ha fatto anche riferimento all’attualità, sottolineando lo stretto legame tra sport, cultura, religione ed etica: «La parola atletica – ha spiegato – deriva dal greco: atlos è la gara per raggiungere una meta, uno scopo, un senso, non è semplicemente riuscire a prevaricare sull’altro o prevalere, ma diventa persino l’espressione di un compito da espletare: ed è per questo che dico che è triste vedere che ci siano glil spettacoli squallidi di questi giorni, pensiamo alla violenza negli stadi, al razzismo, al doping che denotano come il peccato, la degenerazione etica abbia sia nello sport, che è il vero esperanto dell’umanità, la rappresentazione più truce e più triste».
“Athletica Vaticana” è il frutto di «una lunga storia dei rapporti tra il Vaticano e lo sport», ha ricordato monsignor Melchor José Sánchez de Toca y Alameda, sotto-segretario dello stesso Dicastero e presidente della società sportiva. La forma giuridica che alla fine è stata trovata è quella di una associazione di fedeli poi riconosciuta dalla Segreteria di Stato quale ente canonico iscritto nel registro delle persone canoniche dello Stato della Città del Vaticano, che, in virtù di un accordo con lo Stato italiano, permette alla società di essere riconosciuta in Italia per potersi affiliare alle discipline sportive. La società sarà osservatore negli organismi internazionali.
Alla conferenza stampa in Vaticano è intervenuto anche Giovanni Malagò, presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni) e membro del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), che con una battuta ha ricordato, tra l’altro, che «a volte succede che un piccolissimo Stato ti porta via una medaglia che non ti aspetti: a Rio è successo che un’atleta del Kosovo, Paese da poco riconosciuto dal Cio, ci ha portato via la medaglia d’oro nella finale di judo femminile: sono contento che avete fatto questa squadra, felice di mettervi a disposizione il nostro know how, però non s’allargamo troppo!».
Oltre all’accordo col Coni, e agli allenamenti ospitati nel campo sportivo della Guardia di Finanza di Castel Porziano, la società vaticana ha siglato un accordo anche con il Comitato Italiano Paralimpico (Cip). «La vicinanza della Santa Sede al mondo paraolimpico è ormai una consuetudine», ha commentato il presidente Luca Pancalli, «il nostro obiettivo non è solo dare speranza e coltivare le pari opportunità nell’accesso all’attività sportiva ma cambiare la cultura di un Paese tramite lo sport e cambiare la percezione della disabilità determinando una rivoluzione culturale in tutto il mondo».
“Athletica Vaticana” esordirà il prossimo venti gennaio alla 20esima edizione della Corsa di Miguel, gara che si svolte a Roma intitolata a Miguel Sanchez, podista e poeta argentino rapito da un comando paramilitare e divenuto uno dei quasi 30mila desaparecidos della dittatura.
La conferenza stampa è stata la prima uscita pubblica del nuovo direttore ad interim della Sala Stampa vaticana Alessandro Gisotti. «Potete comprendere la mia emozione perché è la mia prima conferenza stampa che mi trovo a coordinare da direttore ad interim», ha detto suscitando gli applausi dei giornalisti presenti, «ci tengo a ringraziare per la mia prima uscita pubblica i tanti colleghi per l’attestato di fiducia e di stima non solo e non tanto nei miei confronti ma della comunità di lavoro della Sala Stampa: è un momento delicato, tutti lo comprendiamo, ma per me è bello ricevere l’attenzione e l’affetto nei miei confronti e dello straordinario gruppo di lavoro con cui mi trovo a lavorare in Sala Stampa». (Vatican Insider)
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